Era una delle industrie più prospere del mondo romano. L’arte della lavorazione delle pelli rappresentava un’eccellenza dell’impero, esportata in tutto il mondo. E a Pompei vantava un degno edificio di produzione industriale, grande quasi quanto un intero isolato. Ecco l’impianto della Grande conceria, gioiello nella Regio I degli scavi, che oggi torna a nuova vita grazie a un intervento di restauro e valorizzazione che, entro la primavera del 2021, potrà restituirlo alla fruizione del pubblico.
L’iniziativa nasce grazie a una collaborazione pubblico- privato, che vede da un lato il Parco archeologico, guidato da Massimo Osanna fino alla nomina del suo successore, dall’altro l’associazione Unic, l’Unione nazionale industria conciaria, che ha sponsorizzato i lavori con un finanziamento di 160 mila euro da parte dell’azienda “Lineapelle srl”. Una sinergia che non esclude ulteriori attività di questo tipo a Pompei, grazie all’Ufficio fundraising del Parco, appena inaugurato.
"Intendiamo promuovere la collaborazione pubblico- privato – dice Osanna - il consolidamento con le realtà imprenditoriali è in grado di generare nuovi processi culturali e inaspettate ricadute socio- economiche" . L’ufficio, guidato da Maria Rispoli, si occuperà di gestire attività di sponsorizzazione o di investimento (con gli incentivi Art Bonus) nell’area archeologica. "La Grande conceria – riprende Osanna - è un esempio delle potenzialità di questo servizio: al momento stiamo procedendo col restauro dei locali, del triclinio estivo e del vicolo di accesso all’edificio, che ancora presenta i segni dei bombardamenti cadute su Pompei nel 1943".